Der Befanen [tratto da MiracoLoL di Natale del Lolington Post]

Notte di natale di mezza crisi. La neve fiocca almeno sui presepi, gli alberi sono illuminati per la prima volta dalle minuscole luci al Led; contenere i costi è diventata un ossessione per le famiglie Italiane. Nonostante un altro anno di stenti, Piero questa sera è felice.
L’altalena di lavoro e cassa integrazione, l’insicurezza per il futuro, le bollette, le rate… mentre impacchetta il regalo per Luca svaniscono in un sorriso.

Non importa che per comprare quel giocattolo abbia dovuto rinunciare alla tessera dell’autobus per 3 mesi, l’idea del figlio che scarta eccitato il pacco lo ripaga di molte passeggiate nella pioggia.

Luca è andato a dormire a fatica, voleva nascondersi per vedere Babbo Natale. Mamma e papà però sono stati irremovibili, Babbo Natale non Chiude la carta con lo scotch, mette il nastro, arriccia il fiocco con le forbici ed infine mette il pacchetto sotto l’albero di plastica.

Improvvisamente la casa si riempie di una risata agghiacciante, le luci lampeggiano, la stanza trema. La finestra va in mille pezzi ed una figura bitorzoluta entra a cavallo di una scopa.

– AHAAHAAAHAHAA TU PIKKOLO ITALIANEN! TU PENZATO DI FRECARE NOI! – esclama la tozza figura vestita di stracci, tranne per le braccia scoperte e tatuate con due scritte in caratteri gotici: “Bundes” sull’avambraccio destro, “Bank” su quello destro. Porta una fascia nera, rossa e gialla con una scritta nera: “Kaiser Angela”

Poi con uno scatto repentino afferra il pacchetto di Luca e lo fa sparire nella capiente sacca che porta sulle spalle.

[Continua]

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Un drogato, come voi.

C’è chi vive in un inferno. Un inferno dovuto a se stesso, abissi di depressione gorghi della psiche che fino ad oggi sono stati trascurati e difficili da capire
cerchi una risposta e se non trovi quella giusta della terapia, finisci in posti talmente sbagliati da lasciarci la tua vita e quella di chi ti vuole bene.

C’è poi un inferno che ti gira intorno; Vivi in un posto di merda dove l’unica legge è quella del più forte dove i tuoi genitori se ti va bene non esistono.
Vivi male, ti mancano le cose più elementari e magari guardi gli altri che stanno meglio con invidia. Rabbia che cova, i primi soprusi. Non esiste nulla per te
non c’è domani, non c’è futuro c’è solo squallore. Ed allora provi, provi ad avere momenti di paradiso, cerchi l’unica occasione che credi ti farà stare bene.

C’è un inferno ancora diverso: Sei finito in una brutta situazione, forse per colpa tua. Annaspi, cerchi di uscire ma niente, resti li paralizzato. Ci sono aspettative che non riesci a mantenere. Possono essere quelle di tua moglie, dei tuoi figli, del tuo capo, dei tuoi genitori… non dormi più, non mangi più, sei uno straccio ed alla fine provi. Ti mostrano un uscita,facile… la pentola d’oro la polverina magica e tu ci anneghi.

Una volta che sei dentro è la fine. Cercherai continuamente di tornare allo stato di benessere che la sostanza ti provoca. Per l’eroina.. il paradiso in terra detto da chi ha provato. E se provi a smettere, la sostanza ti reclama, ti tiene al guinzaglio. Ti martella in testa, ti torce lo stomaco finché non te ne procuri altra con qualsiasi mezzo. E’ una tortura assurda uscire dalla dipendenza ad una sostanza. Infilereste aghi arroventati sotto le unghie di qualcuno? Perché è così che si sente un tossico quando non si droga si usa il termine “andare in scimmia” oppure “avere la scimmia” perché è come se avessi una scimmia sulle spalle che ti prende a coltellate e strilla, e strappa e morde finché non gli dai quello che vuole.

Molto spesso è gente che non ha saputo chiedere aiuto, che non sapeva come ed a chi chiedere aiuto e vive in Italia. Vive in un paese dove l’errore è vissuto come una tragedia, dove per carità bisogna nasconderlo assolutamente perché la punizione sarà esemplare e tremenda.

Questo è un paese dove ognuno fa quello che vuole. Ruba, frega, millanta soverchia, si droga. Ogni tanto se ne prende uno, non necessariamente quello che ha sbagliato di più
e si distrugge.”punizione esemplare”.

Non c’è la cultura dell’aiutare o del chiedere aiuto perché chi sbaglia e viene scoperto è un paria. Non esistono seconde chance, non esiste la possibilità di sperimentare e sbagliare, o imbrocchi al primo tentativo o sei finito. Questo è terreno fertile per ogni tipo di nefandezza compresa la droga.

Ed allora beiamoci della nostra ipocrisia, dell’intransigenza del giusto fino a prova contraria, sperando che non scoprano mai le nostre colpe. Utilizziamo ogni mezzo: la menzogna, lo scaricabarile, il benaltrismo mentiamo perfino a noi stessi perché se noi per primi non crediamo alle nostre bugie, non lo faranno nemmeno gli altri.

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La razza e-Letta

Con la costituzione del nuovo governo è stato più volte ribadito che si tratta di una discontinuità rispetto al passato, insomma… Un governo di una razza nuova.  Analizziamo quindi le differenze con i suoi predecessori.

–      Sicuramente, è un governo di razza politica, fatto dai politici per i politici, con un capitano che seppur giovane ha maturato una lunghissima esperienza. Sempre alle spalle di qualcuno, mai come protagonista ma comunque tra quelli che lavorano nell’ombra. Perfetto in questo periodo buio.

–      Dovrebbe essere una razza eletta, nel senso che dovrebbero essere eletti dai cittadini anche se in realtà sono tutti imposti dalle polverose (e non fate battute scontate) segreterie di partito. Gente che ha fatto la gavetta, che da anni aspetta il suo momento. Invece ce li ritroviamo imposti come se fossero l’Iva sulla nostra esistenza.

–      E’ una razza E-Letta. Come il loro Premier, questi signori si muovono tra i moderni mezzi di telecomunicazioni con la grazia di chi ne sa. Li vedete agitare i loro tablet ovunque, li vedrete nella vostra TL o bacheca di twitter, sparare ovvietà di ogni tipo per poi dare la colpa ad un fantomatico animale metà precario e metà Bot di nome “Staff”. Li vedrete sempre con gli ultimi ritrovati della tecnologia, a guardare statistiche di popolarità, a discutere di hashtag e Mention probabilmente senza sapere di cosa stanno parlando. Inoltre, godono di privilegi che noi umani non avremo mai, come lo stipendio preciso alla fine del mese.

–     E’ un governo multirazziale. Per me è una delle poche buone notizie, ammesso che sia fatto perché si crede nella validità della persona e non per una mera operazione di makeup mediato o per far venire un embolo a Borghezio (per quanto..)

–      E’ infine, il governo che dovrebbe toglierci da questa razza di casino in cui loro stessi ci hanno cacciato. Perché va bene che è un governo di facce nuove ma i culi purtroppo, restano sempre i soliti: i nostri.

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Quei cattivoni dei Social Network

Ebbene si amici cari, ci hanno scoperto secondo le attente analisi di alcuni dirigenti del PD, la colpa del tracollo è da imputare a noi, il maligno “popolo della rete”.

Noi che abbiamo i calli da youporn e le stimmate da joystick, noi che tutto il giorno siamo lì a postare foto ma non siam mica qui a togliere le macchie ai gatti con photoshop eh! Noi, gli hackers che attaccano il blog di Grillo, fino a scoprire che nei meandri del suo mainframe sono conservati una copia di “topo Galileo” e di vecchie pubblicità della Danone.

Noi che facciamo parte del gotha dei connessi perché ricordiamolo, in Italia 20 milioni di cittadini nel 2013 ancora non hanno questa possibilità. Noi, che disquisiamo di pompini, chinotto, Schopenhauer  e pallone, che tentiamo di sdrammatizzare la terribile situazione in cui versa il paese.

Noi, divisi tra Beliebers e Directioners, tra food e fashion bloggers, noi che ci proviamo in rete con le ragazze e con scarsi risultati. Proprio noi che uno vale uno quand’è meno di nessuno, che cerchiamo il wifi libero come i rabdomanti, che spesso siamo precari, demoralizzati, svalutati. Noi che vediamo le nostre terre cadere in rovina, costretti a chiedere soldi ai nostri genitori e nonni perché non abbiamo possibilità altrimenti di avere una vita dignitosa.

Noi che paghiamo le tasse e scarichiamo musica gratis, che siamo di destra e di sinistra senza sapere che sono morte e sepolte da tempo. Siamo noi che ci chiediamo come mai una notizia che vediamo in Time-Line venga snobbata dai giornali, noi che scriviamo “Kikka tvb” per farlo apparire sotto i video in Tv, noi che cerchiamo la gloria e la notorietà invano. Noi che abbiamo visto raccomandati passarci avanti, incapaci comandare e gente onesta sputare il sangue per un tozzo di pane.

Noi che in buona sostanza, in tempi non sospetti saremmo definiti cittadini e che andiamo a votare, la colpa è effettivamente nostra: la colpa recidiva di permettere ad incapaci come voi di governare.

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Fermi tutti questa è un’elezione!

Ebbene si cari concittadini, il momento è giunto, il dado è tratto, la zuppa l’è cotta. La campagna elettorale è finita. Per mesi siamo stati bombardati di promesse e premesse, illazioni del tutto ammesse ed ora è arrivato il momento di scegliere chi dovrà guidare il paese fuori dalla crisi.

L’Europa ci guarda, L’America ci osserva e l’Asia in fondo se ne frega. Tornerà berlusconi? Rivoluzionerà Grillo? Dormirà Bersani? Tasserà Monti? dipende solo dal voto degli Italiani. Ma crogioliamoci ancora un po’ in questo clima elettorale, in questo breve lasso di tempo durante il  quale ci concedono tutto quello che gli chiediamo.

Lavoro, soldi, Amore, i Cartomanti al lavoro dietro ai candidati hanno passato ore febbrili cercando di capire in che modo blandirci, in che modo tentarci per ottenere il nostro voto. Ognuno ha utilizzato una tattica diversa, il 4-4-2 del PD, il 4-3-3 del PDL ed il 4-5-1 di Monti per farci segnare nella cabina un goal che può essere fondamentale per la vittoria. Gli Spin Doctors che diciamocelo francamente, dopo il primo album hanno fatto abbastanza schifo, si sono sfidati a colpi di consenso per farci scegliere il loro beniamino.

Domani però nell’urna saremo soli, soli con la nostra bella matita, soli con la nostra coscienza, soli con la responsabilità, per cui fate attenzione, quella croce che mettete su un simbolo, rischiate di metterla addosso a tutti gli Italiani

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voto utile?

Avrete di certo sentito gli appelli dei partiti di maggioranza che additano il  voto a formazioni politiche come Fare o  Movimento 5 stelle, come “voti inutili”.Inutili nel senso che votando queste formazioni s’indeboliscono loro e quindi “il grande avversario” potrebbe spuntarla. Il fatto che io da oltre 20 anni voti formazioni che a stento arrivano in parlamento, mi fa sentire un po’ punto nel vivo, e mi permetto di fare qualche considerazione.

Le formazioni attualmente in competizione, per quanto tentino improbabili operazioni estetiche, sono gli stessi che hanno governato negli ultimi 20 anni. Ovvero, sono quelli che hanno aumentato a dismisura il debito pubblico italiano, che  non hanno sfruttato i tassi agevolati dovuti dall’euro, che hanno smontato la scuole e la ricerca, lasciati a se stessi i monumenti, permesso una cementificazione di diverse zone d’Italia, messo i loro protetti nelle posizioni di comando non controllandoli in alcun modo.

Hanno avuto case, voti, soldi, posti di lavoro a loro insaputa. Hanno sottovalutato una crisi mondiale facendoci finire come stiamo ora, hanno regalato aziende di stato come Telecom ed Ilva a loro sodali con le conseguenze che abbiamo visto, ci hanno fatto pagare miliardi per difendere gli interessi di poche centinaia di persone, si sono presi finanziamenti pubblici in aperto contrasto con la volontà degli Italiani.

Si sono trascinati per decenni in inutili e sterili discussioni sulla giustizia rendendola se possibile più ingiusta di quella che era. Sono quelli delle leggi Ad Minchiam ed Ad Personam, quelli che hanno avallato le riforme su pensione e gli aumenti di tasse ma non ad esempio la riduzione delle province. Sono quelli che la colpa è sempre degli altri se non del destino cinico e baro, quelli che promettono e mai mantengono, quelli che cambiano casacca e partito con la disinvoltura di una spogliarellista di Las Vegas.

ed ora mi e vi chiedo, quali sono i voti inutili? chi è stato votato inutilmente? Non sarà il caso di cambiare? non è che magari, noi pochi, noi che votiamo partiti piccoli ed insignificanti avevamo ragione e gli altri torto? Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, farlo per 20 anni è Italiano

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Aridaje!

Aridaje è un espressione romana che si usa quando qualcuno reitera un discorso od un azione fallace nel tempo. Aridaje noi lo potremmo come motto sotto la bandiera, potrebbe tranquillamente sostituire l’inno nazionale. Noi siamo la nazione che impara dai propri errori a fare peggio, che insiste sulla via sbagliata basta che sia dritta e senza fastidiose svolte. In questo paese se provi a cambiare, a trovare soluzioni innovative, se provi qualcosa di diverso vieni visto come Attila redivivo e la politica è veramente lo specchio del paese.

Così ci ritroviamo dove c’eravamo lasciati, con un centro sinistra che forse andrà al governo ma sempre schiavo delle larghe intese, oppure un centro destra supino sotto il giogo di un padre padrone che vuole governare solo in funzione dei suoi interessi privati.

Gli Italiani, consapevoli di questo stato delle cose, si apprestano per l’ennesima volta a dare potere a questi professionisti del potere senza prendere nemmeno in esame le alternative per questa paura atavica del nuovo e del diverso. Meglio la strada vecchia anche se porta al baratro che quella nuova perché l’incertezza, il dover rimettere in discussione se stessi è uno dei tabù meglio difesi dell’Italietta unita.

Io continuo a non riconoscermi in questo stato di cose e spero che questi schieramenti, colpevoli di un’Italia depressa e senza sbocchi alle prossime elezioni prendano un sonoro ceffone ed invito i miei concittadini a votare altro. Non importa se siano i mormoni di Grillo, oppure come ho scelto io le proposte di fermare il Declino, l’importante è far capire che possiamo cambiare le cose, che la poltrona ha perso la forma dei loro deretani e che il paese vuole, pretende e DEVE ottenere altro.

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Unmasquerade

E poi arriva,quell’ondata di rabbia amara come birra scura,cattiva e veloce come la bestemmia,che vorresti sbattere e gridare fino alla fine. Ti riempie la bocca, e non la riesci a sputare perché si tiene alle pareti dello stomaco, ancorata come un polipo allo scoglio.

Senti gli occhi infiammarsi come quando guardi troppo il Sole e non basteranno le lacrime a lenire quel fuoco, non ne verserai mai abbastanza. Ti batte nello stomaco come un tamburo, una marcia funebre che ti attende nell’ombra.

E cosa mai ha scatenato questa tempesta? che cosa ti ha trascinato nei neri gorghi della collera? l’ennesima illusione ti è esplosa fra le mani lasciandoti di nuovo nudo con quel che resta di te stesso. Le illusioni tu le conosci bene, le hai coltivate per tutto il corso della tua esistenza, dalle cantine dove tenevi in mano uno strumento, nelle parole che hai pronunciato convinto fossero profonde, nei libri che credevi ti avrebbero aperto le porte del sogno, nelle fughe che mille volte hai sognato ma che mai hai avuto il coraggio di fare.

Da giovane, quando un’illusione svanisce, ti addolori. Ricordi quella ragazza che credevi tua? Quell’amico che pensavi non ti avrebbe mai tradito? e quell’idea che portavi avanti credendo di aver scoperto qualcosa di speciale per te e magari anche per gli altri. Ti addolori ma guarisci in fretta. Le ferite che le illusioni lasciano si rimarginano in fretta, lasciando uno strato di pelle dura e fredda come il cristallo. Man mano che la vita prosegue, si crea un’armatura che t’impedisce di sognare e che t’illude di proteggerti da miraggi futuri. Ma come sai ora, non è così.

Ad una certa età d’illusioni ne vivi di meno ma quando un sogno si spezza, la corazza esplode in mille pezzi lasciandoti con la viva carne esposta ad un vento di sale. Ti accorgi che ti sei illuso di aver scelto, di aver costruito la tua vita, che in realtà è lei che ha scelto per te. Ed ora eccoti qui, più nudo di come sei mai stato, di nuovo di a terra, incazzato come non mai. La rabbia di chi ha scelto con “responsabilità” che ha preferito sempre il dovere al piacere in funzione del premio che avresti ottenuto per la tua scelta oculata. Quel premio, ora lo sai, non lo riceverai mai e ti senti colpevole di non essere veramente riuscito in niente.

Rivedi quelle che consideravi le tue ribellioni, quando hai detto “NO!” anche a costo di finire male, quando hai scelto di ricominciare a salire la china da un’altra strada ripartendo dal basso. Ti rivedi fiero ed orgoglioso soffrire e penare per quel nuovo sentiero ma che in realtà non ti porterà mai più in alto di come eri perché quella è in fondo la tua cifra. Le tue aspettative tradite le vedi allo specchio, le vedi negli occhi di tua moglie che magari sorride perché non vuole infierire, negli occhi dei tuoi figli che ormai sanno che quello è il tuo massimo.

La lotta è stata dura ma impari. Vivi in un luogo dove il merito è una malattia, dove le leggi sono fatte aggirate a patto che tu ne sia capace. Un paese ossessionato dalla colpa, alla perenne ricerca della colpa e mai della soluzione dei problemi.

Così, resti a guardarti in faccia, cercando di raccogliere qualche frammento di senno che ti permetta di alzarti domani mattina per mantenere almeno la mediocrità che sei riuscito a conquistare.

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Plugger. Musica vecchia fa buon brodo

eNon molto tempo fa, una prsona che stimo molto anche in ambito musicale mi segnalò questo progetto http://www.plugger.dj presentandolo come un “nuovo genere di musica”. Questi ragazzi , prendono dei brani che fanno parte della storia della musica ed attraverso campionamenti, remix ed altre diavolerie elettroniche, ne tirano fuori un nuovo pezzo che secondo loro rappresenta una sintesi dell’essenza di uno degli artisti che utilizzano. Questa nuova canzone o “plug” come l’hanno battezzata loro, è frutto del riciclaggio così come un moderno carrello della spesa in plastica può essere frutto del riciclaggio di vecchi vinili. Sono riuscito anche a vedere questi giovanotti dal vivo al MACRO di Testaccio, immersi in un ambiente buio che ben faceva risaltare non solo la musica ma anche l’effetto scenico delle maschere da saldatura bianche e dei giochi di luce. Il concerto è stato anticipato da un’entusiastica presentazione di Gino Castaldo ed Alex Braga che parlando di quest’esperienza l’hanno presentata come “un nuovo genere di musica” , una “rivoluzione”.

Passiamo quindi alla musica: i “plug” proposti nell’esibizione, sono pezzi “zippati”, molto vicini alla musica ambient nelle quali si riconoscono un accenno di Hendrix od  un vocalizzo di Morrison. L’effetto è gradevole ma secondo me molto lontano dalle premesse rivoluzionarie. Buona musica ma dalla quale non permea tutta quest’innovazione e nemmeno lo “spirito” dell’artista originario. Un buon esperimento che però, per il suo bene non va presentato come la prossima rivoluzione.

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Kings of sound

Bellissima serata quella di sabato sera a Roma, in una tiepida sera di Settembre con la compagnia dei Radiohead. Si parte da casa, col sorriso sulle labbra e quella musica che comincia a riempirti il cervello già durante il tragitto, mentre il raccordo scorre veloce in questo pomeriggio prefestivo. Esci dallo svincolo e subito l’evento ti si para davanti, in tutto il suo romano splendore: fila fin dal cavalcavia del Raccordo con tanto di Bagarini in piena attività “accattateve o bigliett’e Radiohead venti euro dottò”. Che simpatica ventata di Italicità, che splendido esempio di virtù all’amatriciana!

Cambio strada e parcheggio a circa 1km dall’evento per evitare di dover mettemi a questionare pure con un parcheggiatore abusivo e raggiungo l’entrata dell’Ippodromo, incontro alcuni amici ed entriamo. Avvicinandoci al prato dove è stato montato il palco, veniamo fermati da diversi porgitori; chi ti porge un volantino, chi un mazzetto di gomme, chi un flaconcino omaggio di un noto olio per massaggi ed un preservativo. Un improvviso timore di aver sbagliato festa mi assale ma un rassicurante cartello verde e nero con la scritta “Radiohead” ed una freccia mi tranquillizza quanto basta. Si giunge sul far del tramonto nei pressi del palco dove è già all’opera Caribou.  Si tratta di un musicista canadese che con l’accompagnamento di una band, suona pezzi con suoni e ritmi da discoteca che forse si perdono un po’ troppo in questo ampio prato già gremito di migliaia di persone. Finito lo spettacolo del gruppo spalla, attendiamo il giusto che cominci l’evento principale. Puntuali, i ragazzi di Oxford compaiono sul palco e ed esplode “Lotus Flowers” dall’ottimo impianto audio che permette pure a noi, a circa 200 mt dal palco di sentire perfettamente e godere della performance o(d almeno così sarebbe se un gruppo di ragazzi un po’ fumati non decidessero di disinteressarsi della musica e cominciare a chiacchierare tra di loro . Arrivano fino ad adottare un 35enne occhialuto che al secondo tiro di canna parte come un’astronave cominciando a chiamare gente a casaccio dalla sua rubrica e passandola agli astantii.Credo che questa seratina alternativa gli costerà piuttosto cara) Devo ammettere che avevo dei dubbi sulla riuscita dal vivo di King of the Limbs, disco che gira su ritmiche e suoni molto costruiti e molto da studio. Invece, la performance è molto bella e coinvolgente  e gl’incastri dei due batteristi (il titolare Selway coadiuvato da Clive Deamer esperto batterista dei Portishead ) riescono a ricamare i sofisticati tamburi prodotti in studio. Il palco, ricoperto di LED con 12 schermi che danzano creando intricati ricami di luce, è allo stesso tempo complesso e semplice a tratti minimalista. Bello l’effetto degli schermi riservati ognuno ad un musicista in un mosaico di particolari che diventano parte del mosaico luminoso. I suoni, elettronici ritmati ed accattivanti continuano a percorrere il nuovo album per poi passare a versioni rivisitate sempre in chiave molto elettronica. Vecchi successi come Exit Music (for a film), Idioteque, Paranoid Android o Planet Telex giunto fin quì dal lontano 1995, come  testimone di un passato musicalmente remoto. Thom Yorke è in ottima forma ed arriva a dedicare una canzone  (Daily mail) al nostro ex presidente del Consiglio Berlusconi. Il concerto termina con una bella versione di uno dei miei pezzi preferiti, Everything In Its Right Place sostenuto da cassa e bassi ossessivi e suoni elettronici per un risultato diverso e comunque notevolissimo e piacevole rispetto alla versione di Kid A. i Radiohead si confermano uno dei gruppi più interessanti di questo periodo, continuando a sperimentare, curando molto le loro esibizioni come i loro album in studio, rispettando in questo senso il pubblico. Tale rispetto è ovviamente ignoto a chi rende questi eventi difficili da raggiungere, circondati di parcheggiatori, venditori abusivi, bagarini, lontano dai mezzi pubblici e mal servito da parcheggi e viabilità.

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